Il salone del mobile, l’altro salone, il nostro
Vi raccontiamo quel che abbiamo visto a Milano Fiere, le nostre impressioni, le nostre suggestioni,
la nostra esperienza. Per condividere e per capire.
Fin dalle sue premesse, il Salone del Mobile.Milano 2023 ha messo in chiaro che “la sua vocazione non era solo commerciale ma anche culturale”. E che “rigenerazione, riuso, circolarità, planet-centricity, risparmio energetico, attenzione alle persone e alle comunità sono sempre state al centro della [sua] mission, della visione e della strategia a lungo termine; ispirandone il modo di operare sostenibile che si concretizza nella ricerca dell’equilibrio tra rispetto dell’ambiente, etica, trasparenza delle relazioni e benessere degli individui”.
Così, il 61° Salone ha organizzato tutte le attività e gli eventi (sia quelli gestiti direttamente che quelli gestiti dalle aziende) orientate all’utilizzo efficiente delle risorse, alla riduzione degli sprechi e dell’impatto sull’ambiente, alla tutela dei diritti delle persone, della salute e sicurezza dei partecipanti all’evento e dei lavoratori coinvolti nell’organizzazione, e che avessero garantito benefìci per tutte le imprese partecipanti e le comunità del territorio. Coinvolgendo tutti gli stakeholder.
In particolare, era stato raccomandato agli Espositori di “adottare soluzioni di allestimento e arredi che avessero garantito l’accessibilità, l’usabilità e la fruizione d’uso da parte di un’ampia platea di utenti e in particolare per le persone con disabilità”.
TIMELESS vs. TEMPORARY
Certo, parlare di “tendenze annuali” in questo settore è davvero un ossimoro. Perché l’arredo che entra nelle nostre abitazioni lo fa per convivere con noi a lungo al fine di trasformare lo spazio in qualcosa che ci rappresenti. Ciò che abbiamo visto al Salone del Mobile, allora, è una pluralità quasi infinita di voci e interpretazioni, di racconti e di soluzioni: un mix vario, sorprendente, personale e autoriale. Raramente transitorio.
Da una recente indagine svolta da Ipsos e Symbola su un panel di consumatori italiani emerge come la qualità (con un contributo pari al 56,5%) rappresenti il driver principale che spinge a una maggiore attenzione alla sostenibilità perché legata alla convinzione che un prodotto sostenibile sia significativamente migliore rispetto agli altri e che l’azienda sostenibile sia più affidabile, di fiducia e che prenda le cose più seriamente.
Per quanto riguarda il settore dell’arredamento nello specifico, oltre il 70% delle persone intervistate è disposto a pagare di più per un mobile di qualità superiore e, in tutto ciò, la sostenibilità ha un peso rilevante in quanto incide su questa scelta per il 42%.
Insomma, la “sostenibilità come valore competitivo”.
Prestando attenzione all’origine dei materiali, ai metodi di produzione, alla durabilità e al fine vita degli oggetti, il design ha lanciato un messaggio ben preciso: “Prendetevi cura di voi stessi, degli altri e del pianeta”. Impegnandosi così a preservare la bellezza, il ben-essere e quel senso di serenità di cui i tempi hanno davvero bisogno. Abbiamo visto e toccato con mano alcune esperienze che hanno saputo tradurre queste premesse in progetti, ambienti e oggetti.
CASE HISTORIES – #1: CIRCOLARITA’
Anzitutto Isola, con il suo Design Festival.
Isola.Design è la prima piattaforma digitale dedicata a designer internazionali emergenti e studi indipendenti con focus su innovazione, sostenibilità e biomateriali. Mette in contatto professionisti di settore, aziende, curatori, giornalisti e potenziali clienti. Un team curatoriale dedicato seleziona progetti ad hoc con un’attenzione particolare alla sostenibilità, all’innovazione e all’artigianato.
Isola ha prodotto un vero e proprio manifesto attraverso il quale i fondatori invitano tutti i designer a essere sostenitori di una reazione a catena verso un cambiamento globale allo scopo di ripensare, rigenerare e rimediare, per unirsi e far nascere qualcosa di positivo. Definire nuove linee guida per l’industria del design, ripensare i processi e i sistemi di produzione, rivitalizzare le risorse naturali e i rifiuti per rimediare ai danni che abbiamo fatto al nostro pianeta attraverso una potente iniezione di creatività. A Milano ha organizzato 40 eventi diversi accomunati da una visione molto precisa: “Nothing Happens if Nothing happens, “niente accade se non viene fatto accadere”.
Il suo Manifesto, dicevamo, è convintamente pratico: Isola immagina (e vuol adottare come proprio metodo di lavoro fin da subito) una società post-individualista ed inclusiva basata sulle interconnessioni orizzontali. Questa trasformazione culturale e mentale deve partire necessariamente dalla cultura del lavoro che dovrà spostarsi dalla valorizzazione delle capacità individuali a quelle basate sulla “collaborazione creativa” e sulle “interazioni significative”. Con lo scopo di rimettere il benessere psicofisico individuale e collettivo al centro.
I mezzi per conseguire questi risultati sono pratici e simbolici: (ri)utilizzare i materiali sempre più scarsi in maniera efficiente e sostenibile, rivedere l’approccio alle risorse umane, al tempo, all’ambiente di prossimità. Il tutto in una rinnovata armonia con la natura, anch’essa da rimettere al centro dopo l’avvento dell’invasivo Antropocene.
Dovrà riequilibrarsi anche il rapporto con il mondo digitale invertendo la logica che oggi lo fa muovere a velocità assolutamente troppo elevate per i nostri ritmi umani: non più l’uomo che subisce trasformazioni antropologiche a causa del digitale, ma un mondo digitale al servizio delle esigenze comunicative degli esseri umani.
Infine, viene anche affrontato di petto l’aspetto più simbolico dell’esistenza umana: i rituali legati alle nostre relazioni sociali. Sempre partendo dalla cultura del lavoro, essa dovrà aprirsi alla dimensione spirituale di ogni componente della società anche adottando nuove ritualità e nuove organizzazioni temporali; lo scopo è “formare connessioni più profonde con l’ambiente” e tra le persone, “favorendo una società più coesa e armoniosa”.
#2: CREATIVITA’
Dutch Invertuals è uno studio di design a Eindhoven, nei Paesi Bassi. Insieme a una rete internazionale di oltre novanta specialisti di design, unisce il pensiero creativo e sviluppa progetti di design attraverso l’organizzazione di mostre visionarie a cadenza annuale dal 2009. Ogni anno si aggiungono nuovi designer con le proprie intuizioni, abilità e competenze, creando una dinamica collettiva virtuosa e inarrestabile.
Il progetto è curato e mediato da Wendy Plomp, fondatrice dei Dutch Invertuals. Attraverso un lavoro di analisi della nostra cultura e del nostro tempo, dà forma alle narrazioni, scopre nuove tradizioni, immagina ciò che sarà necessario in futuro. Il tutto grazie all’apporto creativo dei vari designer che si associano al suo progetto, arricchendolo di nuovi spunti e sviluppando quelli presenti.
Lo studio progetta design di interni e di prodotto, ma anche opere d’arte e opere di design per gallerie, musei, collezionisti e per la comunicazione visiva sperimentando, immaginando, ridefinendo oggetti e creazione d’ambienti capovolgendo le cose sottosopra.
#3: INCLUSIVITA’
Presentato nella sezione “SaloneSatellite” dedicata ai giovani designer, dalla Francia è arrivato un progetto davvero innovativo: la sedia OTO, ideata, fabbricata e depositata nel 2019 da Alexia Audrain. Presentata come “la prima sedia avvolgente”, è il risultato di una ricerca cha ha coinvolto persone autistiche, educatori specializzati e psicometristi per poi aprirsi al pubblico generalista. Partita con lo scopo di realizzare i bisogni sensoriali delle persone affette da autismo, funziona in realtà con chiunque attraverso l’uso della terapia della pressione profonda per gestire l’ansia.
La sedia traduce in design almeno 4 esigenze, rappresentando così al meglio proprio la connessione Mente-Corpo-Emozioni e il coinvolgimento dei cinque sensi al fine di ottenere un benessere fisico e psicologico: 1) forma e materiali accoglienti, per favorire un vero e proprio abbraccio nei confronti della persona che ne sarà attratta e che deciderà di usarla: legno di faggio, feltro di lana, resina morbida e tessuto di velluto; 2) colori scelti per il loro effetto calmante; 3) un pattern grafico pensato per far esplorare la seduta attraverso il tatto; 4) l’esperienza della compressione-decompressione pneumatica autonomamente gestibile da chi si siede o in combinato con un’altra persona che può sedersi di fronte a lei interagendo.
Alexia Audrain è partita dalla propria esperienza come ebanista e designer; dal suo desiderio di costruire mobili in legno innovativi rivolti a utenti specifici è nata l’idea di dedicarsi alle persone autistiche e di chi opera in loro favore studiando e vivendo con loro nel quotidiano. Alexia ha anche lavorato con una scuola specializzata per persone autistiche a Blain, nella Francia occidentale, per comprendere al meglio i bisogni sensoriali delle persone autistiche e l’uso della terapia della pressione profonda per gestire l’ansia sviluppata dal Dr. Temple Grandin della Colorado State University. Procedendo per tentativi ed affinamenti successivi insieme all’équipe del centro educativo di Blain, Alexia Audrain è arrivata alla definizione di “un design non stigmatizzante che contribuisse anche alla sensazione lenitiva”.
Il progetto cresce dinamicamente grazie alla collaborazione con uno dei Centri Nazionali di eccellenza per l’autismo in Francia, l’Université de Tours, e grazie ai feedback provenienti dalle persone autistiche che usano la sedia. Ciò permette ad Alexia di affinare la sua creazione migliorando ad esempio gli aspetti sonori (rumore) e visivi (luce) dell’esperienza sulla sua sedia avvolgente.
#4: NATURA
Come abbiamo già visto nel progetto della sedia avvolgente OTO, i colori protagonisti di quest’anno sono tonalità che infondono calma e serenità. Sfumature chiare, luminose, calde, a ricordarci la natura che ci circonda − l’ocra della terra, il color crema, avorio, tortora, grigio, cammello, terracotta, le colorazioni del legno, il giallo senape ma anche il verde bosco, smeraldo e salvia, il porpora, varie sfumature di rosa e il turchese del mare.
A questa ispirazione si contrappongono i colori saturi − viola, giallo, rosso, verde, blu − che danno luogo ad accostamenti piuttosto audaci. Le forme prediligono linee morbide, sinuose, curve e angoli arrotondati.
Ma la vera protagonista del Salone.2023 è stata, per l’appunto, la natura: tessuti come cotone, velluto, lana, iuta; e poi il legno, la pietra, la carta e tanto, tanto marmo.
Il rispetto per l’ambiente ha fatto riscoprire materiali a km 0, o quasi. Aziende e designer sono andati alla ricerca di materie prime legate al territorio avvicinandosi anche ad antiche o tradizionali tecniche di lavorazione: molti arredi esprimono la propria cultura di appartenenza con oggetti che spesso sanno di artigianalità e di fatto a mano. Nel segno della assoluta circolarità del ciclo di vita dei materiali utilizzati.
Sembrerebbe un contrappunto, ma è stata protagonista assoluta anche la plastica, quella 100% riciclata o riciclabile, espressione dell’antropocene col quale dobbiamo comunque fare i conti per poter intraprendere un cammino di riconciliazione col pianeta che ci accoglie. Oggetti in materiale puramente artificiale che vengono fatti rientrare nel ciclo vitale naturale in un’ottica più rispettosa dell’ambiente di cui facciamo parte.
#5: BIOFILIA
“There’s no place like Arena”: con questo titolo evocativo Listone Giordano ha sviluppato un progetto concepito come “ristorante della mente”; lo showroom della ditta “non è necessariamente un luogo dove disporre in bella maniera i prodotti, ma, per usare le parole del suo ideatore Michele De Lucchi, un luogo di incontro in cui l’idea di pavimenti può diventare immaginazione del futuro”. È una piazza pubblica, una “agorà”, un luogo dove pensare al futuro, fare cultura, condividere idee, trasferire conoscenze e trasmettere i valori dell’azienda.
A questo ambizioso progetto ha collaborato anche uno dei nostri MEMbers: Leonardo Tizi.
La vera e propria interazione con la natura è avvenuta nello spazio “Neuro Nature”, nel quale la Design Week del Salone è stata trasformata in un vero e proprio laboratorio in cui sono state esplorate le reazioni neurali di una persona a contatto con la natura in un’ottica sempre meno umano-centrica.
Se è assodato l’effetto rilassante che deriva dal trovarsi in un bosco, camminare lungo un fiume, ammirare il panorama di un paesaggio integro, sappiamo un po’ meno degli effetti terapeutici dal punto di vista psicologico ed empatico derivanti dal contatto con un albero o una foglia.
Come insegna la biofilia, infatti, ormai si va oltre la semplice seduzione del verde portato all’interno dei nostri spazi di vita immergendo tutti i sensi in una esperienza totale, in grado di riprodurre quel che accade in natura all’interno. Fondamentale per questo scopo l’utilizzo dell’illuminotecnica e della domotica. A conferma della possibilità di usare il digitale per migliorare la nostra esperienza di umani immersi nel nostro pianeta.
TIRAMO LE SOMME: NOI E IL SALONE
MEM si è riconosciuta in pieno in quanto visto al Salone 2023 e in tutte le sue iniziative connesse: i nostri valori, espressi nel nostro #MEManifesto, coincidono con le tendenze e soprattutto con le implicazioni del nuovo design. Un esempio di come i cambiamenti necessari per poterci garantire una “vivenza” nel nostro pianeta possano passare dal lavoro materiale ed intellettuale per creare una nuova società costruita su fondamenta diverse dalle attuali.
E’ l’unico futuro possibile che abbiamo visto essere già cominciato adesso.