
Intervista a Francesca Mueller: tra superfici, memoria e intelligenza artificiale
Francesca Mueller, designer di superfici e pattern textile, lavora da anni all’intersezione tra cultura, decori e sperimentazione digitale. In questa intervista, ci racconta come esperienze internazionali e il dialogo con i materiali contribuiscano alla progettazione di superfici decorative capaci di attivare memoria, emozione e benessere.
MeM: “Il tuo percorso ti ha portata a confrontarti con contesti culturali diversi. In che modo questa esperienza internazionale ha modellato il tuo approccio alla progettazione di superfici?”
F.M.: “Sono cresciuta in Germania, in una famiglia italo-tedesca dove le sfumature linguistiche e culturali erano parte del quotidiano. Da lì, il mio viaggio creativo mi ha portato in Svizzera, poi ad Amsterdam per lavorare con Ulf Moritz, maestro del tessuto. È stato lì che ho imparato a “sentire” il tessuto oltre la vista.
Ho vissuto in India e collaborato con una tessitura, dove il design del decoro tessile e la scelta di colori hanno dato profondità al mio approccio. Tornata ad Amsterdam, ho portato con me storie e culture che ho ritrovato nello studio internazionale di Marcel Wanders, dove il design è teatro e cultura.
Oggi, come designer indipendente, queste esperienze mi guidano nella progettazione di superfici: ogni progetto nasce da una ricerca meticolosa di materiali, culture e connessioni, che si traducono in pattern narrativi e tattili.”
MeM: “Hai esplorato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella generazione di pattern per tappeti e arazzi. Come vivi il rapporto tra sperimentazione digitale e cura manuale del dettaglio?”
F.M.: “L’intelligenza artificiale la utilizzo come uno strumento creativo per esplorare nuove combinazioni di forme, colori e strutture decorative. Agisce da acceleratore nella fase ideativa ed è un vero catalizzatore di spunti sorprendenti.
Ogni pattern generato digitalmente lo interpreto, adatto o trasformo manualmente, per rispondere a esigenze specifiche di produzione e renderlo autentico. Questo lavoro artigianale dona anima e unicità al progetto finale, segnandone la mia firma personale.
Inoltre, l’AI mi permette di contestualizzare visivamente i miei disegni, integrandoli in ambienti reali o immaginari. Quelle immagini surreali a cui ci stiamo sempre più abituando diventano strumenti di rappresentazione del possibile.”
MeM: “Quali materiali o tecniche ti affascinano di più in questo momento, e perché?”
F.M.: “Non ho preferenze precise. Come designer specializzata in superfici, ogni nuovo progetto è un’occasione per scoprire il linguaggio specifico di un materiale. Mi incuriosiscono le sue restrizioni – i limiti imposti da colore, struttura, resistenza – ma anche le possibilità espressive che offre rispetto ad altri supporti.
Ogni superficie ha una voce unica, e decodificarla è ciò che più mi stimola nella mia pratica.”
MeM: “Secondo te, cosa rende un elemento decorativo – come un arazzo o un tappeto – qualcosa che non è solo bello, ma anche narrativo ed emozionale?”
F.M.: “L’emozione nasce dal riconoscimento: vediamo in un elemento decorativo qualcosa che ci riguarda, che richiama un ricordo visivo, culturale o sensoriale. Ma non esiste un’unica chiave emotiva.
C’è chi si emoziona davanti a un tappeto perché rievoca uno stile generazionale o un’epoca, altri perché riconoscono in quell’oggetto uno specchio dello zeitgeist, dello spirito del tempo.
In fondo, ciò che rende un decoro emozionale è la sua capacità di creare connessioni intime, anche attraverso la superficie.”
MeM: “Il tema del benessere è centrale anche per chi, come te, lavora sulla qualità percettiva degli spazi. Quali scelte progettuali lo favoriscono davvero?”
F.M.: “Per me, un ambiente che trasmette benessere percettivo nasce da un progetto coerente, in cui l’interior design, i materiali e il FF&E dialogano in modo fluido.
Mi interessa molto la tensione tra elementi classici e contemporanei: un equilibrio che genera familiarità e sorpresa allo stesso tempo.
Seleziono materiali sostenibili o di alta qualità, piacevoli sia al tatto che alla vista. La palette cromatica è armoniosa, pensata per influenzare positivamente l’umore.
Credo sia fondamentale progettare ambienti dinamici e versatili, in cui convivano spazi per l’azione e angoli riservati al raccoglimento. Questo bilanciamento è essenziale per un vero senso di benessere.”
MeM: “Che consiglio daresti a un giovane interior designer che vuole distinguersi in un panorama sempre più competitivo e digitalizzato?”
F.M.: “Distinguersi oggi può sembrare un obiettivo semplice per chi ha una forte motivazione personale, ma è una vera sfida in un mercato saturo.
Credo sia fondamentale sapersi adattare senza perdere la propria identità, uscire dalla comfort zone, collaborare con realtà differenti.
Una base solida di studi, arricchita da specializzazioni tecniche e certificazioni riconosciute come LEED, è oggi un elemento chiave per chi lavora nel design degli interni.
Ma altrettanto importante è coltivare ispirazione: visitando luoghi nuovi, frequentare mostre, esposizioni, fiere, eventi. Rimanere in movimento.
Mi viene in mente una frase di Philip Rosenthal, produttore di porcellane, alla domanda “qual è il segreto del successo?”:
“Ein wenig Sein, ganz bisschen Schein und viel Schwein.”
(Un po’ di essere, un po’ di apparire e tanta fortuna.)
Collaborare con professionisti come Francesca Mueller significa valorizzare una progettazione che unisce sperimentazione, cultura materiale e benessere sensoriale.
Per questo, supportiamo e mettiamo in rete designer, architetti, artisti e studiosi che condividono con noi un obiettivo comune: progettare spazi che parlano alle persone.
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