Rita Trombin: l’importanza dei frattali e delle forme biomorfiche
Rita Trombin, psicologa ambientale ed esperta in Biophilic design, crede nello spazio come chiave per il benessere della persona a 360°, nonché la base per creare luoghi rigenerativi.
Da anni si occupa di promuovere e sensibilizzare ambienti sani che si prendano cura delle persone, inserendo la natura negli spazi di vita, indoor e outodoor, nei quali portare la natura sia in forma diretta che indiretta.
Parlare con Rita Trombin (Biografia) significa incontrare passione e determinazione di chi ha vissuto in prima persona l’importanza della Biofilia e del Biophilic design in un complesso momento della sua vita e che, grazie a questa esperienza, ha deciso di dedicarsi alla riconnessione del benessere alla natura.
Con questa consapevolezza e passione Rita Trombin collabora assieme a MEM, proponendo una formazione innovativa e unica nel suo genere: Forme biomorfiche e pattern frattali: toolkit e risorse per i progettisti declinato al mondo residenziale, in partenza a novembre, lavorativo e del retail.
MEM: Buongiorno Rita Trombin, grazie della disponibilità e apertura che sempre dimostri. Sempre più riviste specializzate e non, parlano di Biofilia e Biophilic design, spesso pubblicando immagini di interni meravigliosamente allestiti con piante di ogni genere, ma Biophilic design significa solamente questo?
R.T.: Certamente la connessione visiva con la natura, come portare delle forme dirette di osservazione delle piante, può essere una strategia, ma il Biophilic design non si limita solamente a questo.
Pensiamo alla natura che osserviamo esternamente, è ricchissima di caratteristiche, esperienze ed elementi, l’obiettivo della progettazione biofilica è di portare, a tutto tondo, l’esperienza che ci dona la natura all’interno dell’ambiente artificiale.
Quindi piante sì, ma tanto altro come la presenza di luce, l’inserimento di materiali, l’applicazione di forme sono solo alcune caratteristiche del contesto naturale, ma oggi non è assolutamente scontato che queste facciano parte dei nostri ambienti interni. Inoltre, sono estremamente funzionali in quei contesti artificiali, come laboratori ed ospedali, dove la presenza di natura diretta può non essere concretamente possibile.
MEM: Studiando i protocolli di Biophilic design tante sono le variabili che il progettista deve tenere in considerazione al momento della progettazione: un’attenta scelta dei colori, la selezione dei materiali, la qualità dell’aria e dell’acqua. Con te si è aperto un altro accattivante mondo, quello dei frattali e delle forme biomorfiche, grazie alla collaborazione con con Terrapin Bright Green:
Tu hai strutturato per MEM un corso sui frattali e le forme biomorfiche, ti andrebbe di spiegarcele sinteticamente?
R.T.: Certamente, prima però vorrei fare una piccola premessa sul perché…Credo che il Biophilic design stia vivendo un’evoluzione grazie a un aumento della consapevolezza sia di che cosa sia realmente e della sua complessa applicazione.
Ciò apre le porte al mondo dei frattali e delle forme biomorfiche che, se ci pensiamo bene, facevano parte della tipica architettura del passato, dal micro al macro, dalle conformazione delle città, a pattern, spesso frattali, come le nostre città romane, al micro con la realizzazione di prodotti.
Ma cosa sono questi pattern? I pattern frattali sono il trademark della natura perché onnipresenti, possiamo definirli come la strategia della natura per auto organizzarsi, per semplificare la sua complessità. Se ci pensiamo bene anche noi siamo frattali! Ovvero formati da queste forme che si ripetono a livelli di grandezza sempre maggiori.
Terrapin Bright Green li inserisce nei loro 15 pattern del Biophilic design, all’interno del pattern nr. 10 “complessità e ordine”, parte del cluster “Analoghi naturali” proprio per far riferimento a ciò che osserviamo in natura, ovvero una ricchezza di informazioni sensoriali che aderiscono a una gerarchia spaziale, un ordine ben preciso che spesso è dettato da delle regole matematiche…nulla accade a caso in natura. Mentre i pattern biomorfici sono forme organiche, morbide e sinuose, che sottendono precisi schemi organizzativi della natura. Stephen Kellert, padre del Biophilic design suggerisce che, piuttosto che mera decorazione di interni ed esterni, questi pattern riflettano caratteristiche funzionali che si verificano in natura, con vantaggi adattivi in risposta alle pressioni ambientali
MEM: Grazie Rita Trombin, l’ Evidence-based design è l’approccio sistematico che adottiamo per le nostre attività di consulenza e formazione così come il paper che abbiamo citato prima da te creato in collaborazione con Terrapin Bright Green, fa riferimento a ricerche scientifiche fondamentali.
Quali sono i riferimenti scientifici più importanti che attestano il benessere che apportano le forme biomorfiche e i frattali?
R.T.: Cito una ricerca-intervento svolta all’interno di un ufficio in cui, un team interdisciplinare, formato da grandi nomi del design e della scienza come il professor Taylor, massimo esperto di studio dei frattali al mondo, i quali hanno creato dei Relaxing Floors, ovvero dei pavimenti rilassanti.
Hanno scoperto che certi tipi di forme, in particolare quei frattali che più comunemente troviamo in natura, sono in grado di ridurre lo stress fino al 60% e avere un impatto positivo sulla salute psicofisica dei lavoratori, sulla frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, con una diminuzione delle tipiche reazioni dello stress come le risposte galvaniche della pelle.
Hanno quindi creato dei tappeti selezionando pattern specifici per donare benessere e relax ai fruitori degli uffici.
Mohawk Group, è l’azienda che ha creato questo tappeto, utilizzando dei livelli di complessità frattale specifici per creare una preferenza visiva universale, stimolando così anche la preferenza di luogo.
MEM: Durante il MEMDAY del 2 ottobre e al webinar gratuito organizzato assieme, hai posto un’interessante osservazione relativa all’importanza dell’ambiente esterno in cui lo spazio artificiale si colloca. Quanto è importante tener conto della collocazione dello spazio artificiale nella progettazione biofilica?
R.T.: Assolutamente si, proprio come ogni ecosistema ogni ambiente è a sé con le proprie peculiarità, i bisogni così come un’utenza specifica.
Diventa quindi fondamentale progettare in base alle necessità del progetto così come dell’ecosistema in cui si colloca.
L’obiettivo è fare leva su quelle che sono le relazioni basate sul luogo da un punto di vista storico, ecologico, geografico, culturale e altri aspetti che legano il Genius Loci, lo spirito del luogo, alla popolazione che lo andrà a vivere.
MEM: Quando pensiamo ai frattali subito ci viene alla mente la carta da parati o i tessuti ma ci sono altre modalità per applicarli nell’interior?
Durante il MEMDAY una delle nostre partecipanti MEM ha evidenziato ad esempio la possibilità di dividere gli spazi anche attraverso l’inserimento dei frattali, che cosa ne pensi?
R.T.: Assolutamente, effettivamente questo è un esempio di inserimento, low budget, della natura negli spazi artificiali, spostando l’arredamento e le piante per creare delle zone circoscritte, o con una progettazione della luce artificiale, suoni, stimoli tattili, per riprodurre questa complessità in ordine che crea un’interazione sensoriale ricca e articolata ma che aderisce a una gerarchia spaziale, per progettare in modo sensoriale ma ordinato. Come in natura siamo stimolati a livello sensoriale creando esperienze memorabili.
MEM: Toccheremo questi punti durante il tuo workshop?
R.T; Certamente, il corso da me proposto è stato strutturato come un workshop quindi teorico, fornendo le basi scientifiche fondamentali per progettare con i pattern frattali e le forme biomorfiche, che a mio avviso saranno il futuro della progettazione, e poi ci sarà una parte più pratica in cui li applicheremo fornendo soluzione a diversi livelli di costo, non è una questione di costo ma di approccio.
MEM: Spesso pensiamo che per creare un luogo rigenerativo sia necessario avere a disposizione un budget elevato, in realtà è la consapevolezza che detta il budget.
R.T.: Sì, è vero, in realtà è un cambio di prospettiva, perché il Biophilic design non è un prodotto ma sostiene un cambio di paradigma, ci sono delle soluzioni anche a zero budget, come spostare una scrivania vicino alla finestra per avere accesso a luce naturale ed a prospettive sull’esterno, ad esempio.
MEM: Questo è un messaggio importantissimo per tutti dai progettisti, dirigenti di azienda, enti pubblici…
R.T.: Esatto, pensa alla banale forma di un prodotto, si tratta di fare scelte consapevoli informate dalla scienza.
MEM: Perché creare tre percorsi diversi per 3 ambientazioni diverse?R.T.: Ogni spazio, ogni ambito ha esigenze, utenze,, ecosistemi in cui sono collocati, obiettivi e priorità diversi è quindi giusto creare delle risposte specifiche e non universali ma esclusive al contesto, questo è uno dei punti cardini del Biophilic design.
Iscriviti alla lista d’attesa, Forme biomorfiche e Pattern frattali: toolkit e risorse per i progettisti
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