Bettina Bolten: la biofilia come ricerca della propria vera natura

Chi è Bettina Bolten

Nata in un piccolo paesino vicino a Düsseldorf (Germania occidentale) circondato da boschi, piccoli laghi e fiumi, si trasferisce a Milano per motivi di studio.

Laureatasi, lavora nell’ambito del design, del brand management, del trend research e della consulenza strategica per aziende che si occupano di arredamento di alta gamma in contesti internazionali.

Nove anni fa avverte la necessità di cambiare radicalmente la propria vita professionale per impegnarsi in qualcosa di più coerente con la sua vera natura; così comincia un percorso di ricerca, divulgazione, insegnamento e consulenza nell’ambito della biofilia e della progettazione biofila con un approccio scientifico.

Dopo aver incontrato uno dei massimi esperti di Biofilia in Italia,  il Dott. Giuseppe Barbiero dell’Università della Valle d’Aosta, che l’ha coinvolta in un progetto di ricerca triennale, oggi è affiliata al centro di ricerca GREEN di quella Università.

MEMber della prima ora, straripa energia che riversa nei seminari formativi di MEM dedicati al Biophilic Design.

 

Abbiamo intervistato Bettina Bolten per i nostri MEMbers

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MEM – Sig,ra Bolten, cos’è nello specifico il Biophilic Design?

C.B. – Rispondo citando la definizione che ne diede nel 2008 il suo inventore, il Professore Emerito della Yale University Stephen Kellert: “Il Biophilic Design è il deliberato tentativo di tradurre l’affinità dell’Uomo con la Natura – nota come Biofilia – nella progettazione degli ambienti artificiali. […] Il Biophilic Design non riguarda l’ecologizzazione dei nostri edifici o semplicemente migliorare la loro estetica attraverso l’inserimento di alberi e arbusti, fa molto di più: esso riguarda il ruolo dell’umanità nella Natura e il ruolo del mondo naturale nella società umana, uno spazio in cui la reciprocità, il rispetto e le relazioni arricchenti possono e dovrebbero esistere a tutti i livelli emergendo come la norma piuttosto che come un’eccezione.

MEM – Da dove nasce la sua passione per il Biophilic Design?
La passione per la Natura mi è stata trasmessa dalla mia famiglia che ha sempre vissuto a stretto contatto con gli ambienti naturali. La mia felicissima infanzia, infatti, si è svolta principalmente nel nostro grande giardino e in un piccolo bosco adiacente alla nostra casa. I miei genitori, soprattutto mia nonna paterna, mi hanno trasmesso un grande rispetto e una profonda sensibilità per la Natura, insegnandomi a saperla ascoltare e comprendere.

MEM – Sig,ra Bolten, ad un certo punto della sua vita lei decide di cambiare attività professionale dedicandosi interamente alla divulgazione della Biofilia e del Biophilic Design: perché?

Per il 99,9 % della nostra storia evoluzionistica di esseri umani abbiamo vissuto a stretto contatto con la natura; le risposte adattative agli ambienti naturali si sono stratificate nel nostro comportamento. Abbiamo sviluppato così la nostra innata BIOFILIA, ovvero il nostro amore per la vita e per tutto ciò che è vivo.

A partire dall’Era Industriale, però, sempre più parti della popolazione mondiale vive in contesti altamente urbanizzati, artificiali, lontano dal contatto con l’ambiente naturale. Eppure, come esseri umani continuiamo ad essere in tutto e per tutto compatibili fisiologicamente e psicologicamente con gli ambienti naturali, solo che non ne siamo più consapevoli.

La passata pandemia ha permesso a tante persone di accorgersi che la presenza e l’osservazione di un ambiente naturale sono fondamentali per mantenere il proprio equilibrio psicofisico.

Oggi parlare di natura e sostenibilità è diventato un vero trend, ma c’è ancora moltissimo lavoro da fare, perché discipline come il Biophilic Design purtroppo vengono spesso interpretate come l’inserimento di piante sulle facciate esterne, sui tetti e all’interno degli edifici. In realtà, il Biophilic Design è un approccio molto complesso e trasversale alla progettazione, che necessita di studio e di buone conoscenze in diversi ambiti (per esempio quello della psicologia evoluzionistica, della biologia, dell’ecologia affettiva, della psicologia ambientale ed architettonica, ecc.).

Sempre più studi e sperimentazioni dimostrano che sono numerosi i benefici sociali, ambientali, economici, oltre che di salute psicologica e fisica legati ad ambienti biofili.

Sono convinta che questa disciplina, con un corretto statuto epistemologico, uscirà dalla sua attuale “nicchia” e si diffonderà sempre più nella progettazione di interniedificiquartieri e città. Perché rispetta le vere esigenze degli esseri umani, applicando strategie di sostenibilità rivolte contemporaneamente all’interno (verso noi esseri umani) e all’esterno (verso l’ambiente).

MEM – A seguito della sua esperienza col prof. Barbiero, lei ha sviluppato un suo protocollo scientifico al Biophilic Design: che cosa lo contraddistingue dagli altri?
Per anni abbiamo studiato in profondità gli approcci alla progettazione biofila esistenti.

Nel 2020, alla fine di un progetto di ricerca svolto all’interno del Laboratorio di Ecologia Affettiva dell’Università della Valle d’Aosta, abbiamo sviluppato un paper scientifico nel quale abbiamo delineato alcuni temi del Biophilic Design incentrati sulla necessità di semplificare gli approcci empirici precedenti con una solida base scientifica. Inizialmente avevamo individuato 7 argomenti principali che con la ricerca sono diventati 10.

Come accennato precedentemente, il Biophilic Design è un approccio trasversale, multidisciplinare e sopratutto integrato: il nostro protocollo contiene sia gli aspetti e le ricerche sviluppati da altri, sia le nostre esigenze primarie attraverso una chiave di lettura che si poggia sulla biologia e sulla psicologia evoluzionistica. I vari metodi si arricchiscono a vicenda.

MEM – Quali strumenti sono presenti nel suo protocollo?

Gli elementi delineati nel Biophilic Design possono essere suddivisi in due gruppi fondamentali: il primo soddisfa la nostra ricerca di un luogo sicuro in cui vivere (RIFUGIO), mentre il secondo è legato alla ricerca del cibo (RISORSE).

Il nostro antico bisogno di un rifugio sicuro e di risorse abbondanti è stato tradotto in una chiave progettuale immediata, al fine di permettere interventi mirati al benessere e alla salute psicofisica delle persone. Partendo da qui, ho consolidato i miei studi sulla Biofilia e ho sviluppato un metodo scientifico applicativo di Biophilic Design.

MEM – In quali ambiti si applica il Biophilic Design?

A qualsiasi spazio artificiale progettato per essere frequentato da esseri umani

Dall’abitazione ai luoghi di lavoro, passando per quelli ludici o sociali. Per questo i Corsi che ho pensato per MEM saranno divisi in 2 tranche: una prima dedicata agli spazi residenziali e una seconda dedicata all’office. Ci si può già iscrivere alle relative Liste d’Attesa.

Curioso notare come il Biophilic Design originariamente non era considerato una disciplina sostenibile nel senso attuale del termine: per questo motivo, nei miei interventi esprimo sempre la necessità di dover trovare delle valide sinergie tra la progettazione biofila e gli interventi di sostenibilità e di rigenerazione. E’ uno dei motivi per cui considero il #progettoMEM centrale per la formazione di questo tipo di sensibilità e di professionalità; non è un caso che io vi abbia aderito fin dalla sua creazione.

MEM – Sig.ra Bolten, oltre alla sua rinnovata collaborazione con noi di MEM, cosa bolle in pentola? Ha qualche progetto o idea interessante in cantiere?
Il mio lavoro è molto stimolante, ogni giorno mi vengono sottoposte nuove esperienze che aprono nuovi mondi e a strade non ancora battute nonostante i lunghi anni di studio e di esperienza pratica. Il mio lavoro è quindi a tutti gli effetti un “work in progress”, perché la ricerca in questo ambito non è assolutamente finita e ogni giorno procediamo con nuove scoperte.

Abbiamo ancora molto da imparare su chi siamo noi esseri umani; stiamo inoltre cercando valide strategie per vivere meglio nelle città in cui risiederemo, luoghi sempre più ristretti e con sempre meno contatto con il mondo naturale.

Le considerazioni e i progetti di Bettina Bolten

Uno dei miei lavori attuali, ad esempio, mi vede coinvolta in uno studio innovativo commissionato da un importante player nella certificazione edilizia sostenibile.

MEM – Oltre a formarci continuamente, quale messaggio possiamo lasciare a chi ci ha letto fin qui e magari frequenterà i suoi nuovi Corsi MEM il prossimo autunno?

Andate nella natura ogni volta che potete e portate i vostri figli. Insegnate loro ad amare e a rispettare il meraviglioso mondo che ci circonda, la nostra casa comune!

Molti studi hanno dimostrato che l’età migliore per consolidare e “allenare” la nostra innata biofilia è la fascia d’età tra i 3 e i 9 anni, ma si può sempre imparare e cambiare atteggiamenti anche consolidati.

Quindi… buona Natura a tutte e a tutti, vi aspetto questo autunno sulla piattaforma MEM!

 

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