Le leggi principali della teoria della Gestalt

La percezione è il processo di elaborazione degli stimoli visivi provenienti dal mondo esterno. I nostri occhi ricevono questi impulsi e li inviano al cervello, il quale a sua volta li trasforma in immagini.

 

Ma cosa succede in pratica?

 

Quando guardiamo qualcosa, i raggi luminosi che vengono riflessi dagli oggetti penetrano nell’occhio fino alla retina che li filtra, capovolge, rimpicciolisce e mediante il nervo ottico li trasmette al cervello.

Secondo questo meccanismo quindi la percezione è il processo che ci consente di acquisire informazioni sul mondo esterno, di elaborarle e di interpretarne i dati.

 

In che modo il cervello elabora e definisce queste informazioni sensoriali? Esistono delle costanti, delle leggi uguali per tutti?

 

Alcuni psicologi hanno risposto a queste domande nella Germania di inizio Novecento: gli psicologi della Gestalt. Così è nata la teoria della gestalt o teoria della forma, un elaborato che descrive i processi con cui il nostro cervello organizza gli stimoli visivi. Secondo questo studio quindi, i fenomeni percettivi possono essere spiegati sulla base di leggi innate.

L’organizzazione dei dati sensoriali provenienti dall’esterno e segue delle leggi precise e uguali in tutte le persone, leggi che permettono di dare ordine e forma alle sensazioni per organizzarle in maniera automatica e percepirle come delle totalità strutturate. Il termine tedesco Gestalt, infatti, significa forma, struttura, globalità. Quindi, secondo questa teoria, la percezione non si presenta come somma degli elementi sensoriali, ma come un tutto: quando siamo davanti ad un certo numero di stimoli, non andiamo ad analizzarne tutti i dettagli, ma siamo in grado di interpretarli nella loro globalità, nella totalità della percezione.

Tuttavia, la comprensione di questi elementi come forme globali non avviene in modo casuale, ma secondo leggi innate. Ecco le principali:

  • la legge della vicinanza, secondo la quale gli elementi di ciò che stiamo osservando più sono vicini tra loro e più vengono percepiti come un unico gruppo. Man mano quindi che gli oggetti si allontanano l’uno dall’altro, tornano ad essere percepiti come singoli;
  • la legge della somiglianza: quando percepiamo insieme elementi o oggetti che si somigliano, tendiamo a raggrupparli e a percepirli come un insieme. Questa somiglianza può avvenire per forma, per colore o per dimensione, e maggiore sarà la somiglianza maggiore sarà la coesione del gruppo;
  • la legge della chiusura, secondo la quale tendiamo a preferire forme chiuse rispetto a quelle aperte. Il nostro cervello percepisce le forme aperte come più difficili da elaborare rispetto a quelle chiuse e quindi, con l’obiettivo di semplificare, tende a congiungere le immagini anche dove chiusura non c’è. Preferiamo dunque forme delimitate da un contorno continuo e ignoriamo le eventuali interruzioni di questa continuità, andando a chiudere automaticamente i contorni aperti;
  • la legge della figura-sfondo, la legge più importante e allo stesso tempo la base della percezione visiva. Quando guardiamo qualsiasi cosa, il primo aspetto sul quale il nostro cervello si interroga è definire quale sia la figura e quale lo sfondo. In tutto ciò che ci si pone davanti distinguiamo sempre una figura (che ha un contorno nitido) che risalta su uno sfondo (ciò che resta, quello che non è figura e ha contorni illimitati). Figura e sfondo rappresentano la struttura minima della percezione.

Un caso speciale è rappresentato dalle figure ambigue, quelle immagini cioè dove a seconda del punto di vista si potrà percepire lo sfondo come figura e viceversa.

In questo senso non sempre è facile distinguere i due elementi, ma mai si potranno percepire simultaneamente: il cervello deve sempre scegliere a chi dare il significato di sfondo e a chi di figura.

Conoscere il modo in cui percepiamo ciò che ci circonda, quindi, è importante per capire come e perché una tale forma attira la nostra attenzione, mentre da un’altra ne siamo distolti.

Sapere come il nostro cervello elabora gli stimoli visivi organizzandoli in forme e quali sono le leggi che regolano questi processi, permette di capire quale forma usare per comunicare al meglio il messaggio che vogliamo trasmettere.

Proprio su questi principi infatti si basano le applicazioni nel campo della comunicazione visiva, del design e dell’architettura.

Se vuoi approfondire le leggi della Gestalt per migliorare la tua esperienza visiva e trasmettere i giusti significati attraverso gli elementi, su MEMhome è in partenza il laboratorio “Psicologia del colore e delle forme” con la docente e psicologa Ilaria Peppoloni.

Per aiutare architetti, grafici, interior designer e professionisti dell’abitare ad apprendere il significato psicologico delle forme ed applicarlo nella comunicazione e nella progettazione più consapevole dei propri ambienti e di quelli dei propri clienti, MEM ha creato un percorso unico di Psicologia delle Forme, tenuto dalla psicologa Ilaria Peppoloni.

Si tratta di 2 incontri per imparare a sfruttare le relazioni tra utente e ambiente a proprio vantaggio in fase di progettazione e comprendere come realizzare ambienti armonici con l’utilizzo della psicologia delle forme.

 

Conoscevi già la Gestalt come studio di psicologia e dei meccanismi di percezione? Qual è la legge

che trovi di più nel tuo ambiente? Scrivici nei commenti le tue impressioni.

 

Ilaria Peppoloni